Scarpe basse, aspettative alte. Sempre.

Questa cosa è sempre difficile da spiegare. Siamo talmente abituati all’immagine molto cinematografica della super donna manager in carriera, bellissima, ricchissima e intelligentissima sempre issata sul tacco 12 dalla mattina alla sera che non solo abbiamo iniziato a pensare che sia possibile, ma ci siamo abituati all’idea che tacco 12 = potere, ballerine = sfigata senza arte né parte.

C’è qualcosa di più triste di questo? Naturalmente sì, ma qui oggi parliamo di tacchi e aspettative.

Nell’articolo dedicato al punto 3 del manifesto, le scarpe speciali, ho specificato che per me non è l’altezza del tacco a renderle tali, ma il modo in cui mi fanno sentire, a prescindere dalla loro altezza: questo è vero per me, ma quanti sono d’accordo?

Secondo me pochi.

E sono ancora meno le donne che si sentono a loro agio anche con le scarpe basse, lo dico con certezza perché sono stata una di loro per tanti anni!

Uscire la sera senza tacchi? Nemmeno morta!
Andare a cena in ballerine? Mai nella vita!
Un primo appuntamento con le scarpe basse? La follia!

Cosa è successo poi? Sono cresciuta e ho imparato a fregarmene, perché niente mi fa sentire meglio della libertà di fare quello che voglio, anche quando si tratta solo di scarpe basse e vestiti.

Ho solo imparato ad accettare le mie due identità e a tenerle in equilibrio, tutto qua.

Posso però dirti che negli anni le mie aspettative, al contrario dei tacchi, non si sono abbassate, anzi: continuo a puntare sempre e solo in alto, a volte anche troppo, e continuo ad inseguire i miei sogni senza darmi pace, perché l’obiettivo è reale e io voglio raggiungerlo.

Sono indipendente, non vivo nell’ombra del mio fidanzato, di mio padre o di nessun altro uomo, non sono ancora “arrivata” ma sto seminando alla grande, e sono fiera di essere come sono.

Quando avrò raggiunto tutti i miei obiettivi (ne fisserò altri) forse indosserò delle Louboutin tacco 12, forse delle infradito di gomma, non ha importanza: quello che conta è continuare a crederci nonostante il mondo abbia tutta un’altra immagine del successo e della “donna di successo”.

Per me la prima cosa che denota il successo di una persona è la sua capacità di essere libera e fedele a se stessa: guarda Meryl Streep, non mi sembra il tipo di donna che si fa dire dagli altri come deve essere, eppure è arrivata all’Olimpo e ancora non si è seduta sul suo trono dorato.

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi: quanto conta per te l’altezza del tacco quando hai bisogno di sentirti più sicura di te e al comando della situazione?

aspettative

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6 thoughts on “Scarpe basse, aspettative alte. Sempre.

  1. Come sai, perché mi conosci da quasi 12 anni (oh mamma! 12 anni…), sono passata dal tacco 12 all day long all’alternare sneakers, infradito, anfibi, scarpe maschili, tacco 12 e anche qualche tacco 8! In realtà ho scoperto i tacchi tardi, a 25 anni e i miei primi sandali con tacco li ho avuti a 26, quindi per me sono diventati un’ossessione, prima portavo solo stringate maschili e scarpe ginniche da palestra e il tacco mi faceva sentire più magra, più sicura, più femminile. Adesso alterno, mi sento bene, mai fuori posto, sempre in linea col mood della giornata, quindi sì, è una maturità, una consapevolezza che prima o poi arriva, e quando arriva ti fa sentire libera e forte!

  2. Credo che ci sia un po´ di confusione sul binomio scarpa alta-empowerment femminile. Chi apprezza ed esalta le scarpe alte non necessariamente disdegna quelle basse come orrende, eh… Sono in disaccordo con te quando scrivi che nell´immaginario comune la scarpa bassa e´ da “sfigate”, e anche se e´ evidente che lo esasperi un po´ per spiegare il concetto.

    Ai meeting piu´ importanti, alle feste e quando mi sento giu´ il tacco mi aiuta a “salire” di umore, e a raggiungere la mia normale autostima quando per qualche motivo il mio morale e´ meno alto del solito. Questo e´ il “potere” di empowering che io personalmente associo al tacco. Mi aiuta, ma non e´ solo questo che mi fa sentire meglio quando mi serve: diciamo che e´ uno fra gli accorgimenti che prendo. Ma porto scarpe basse, che nel mio caso sono le Oxford (odio le ballerine e le sneakers), il 90% del tempo.

  3. Quando scrivo questi articoli mi baso sempre su mie esperienze personali o su testimonianze dirette, in questo caso sono partita da quella che è stata una mia convinzione per anni, e ho volutamente provocato estremizzando. Fino a pochi anni fa mettevo il tacco 12 anche per andare alla posta, perché “è più femminile” etc etc.
    Oggi vivo molto più serenamente il mio rapporto con la moda, e di conseguenza anche con i tacchi, che continuo ad amare ma senza follie estremiste: li metto quando mi va, se mi va; negli ultimi mesi li sto usando pochissimo, sono fasi passeggere ed è normale prenderne atto, come è normale per me non far dipendere il mio modo di essere da quello che mi indosso!

  4. Per quel che può valere il mio particolare punto di vista, all’inizio usavo per uscire sempre tacchi altissimi quasi fosse un dovere scimmiottare un’idea di femminilità.
    Adesso che esco accompagnata da amiche per normali giri di shopping evviva le stringate, le espadrillas, le sneakers, evviva la comodità.
    Poi se ci si ferma al ristorante o a fare due foto con una bella luce, zac, ecco uscire da una borsa una bella decolletè per valorizzare magari anche un abito particolare e dare quel tocco di eleganza che il momento richiede.

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